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La Dea Cilens

La Dea Cilens è una storia monopagina a fumetti scritta, disegnata e colorata da Arcthurus per l’edizione del 2019 del concorso d’arte organizzato da Estemporanea Carmine Caputo di Licusati (SA).

Crediti Artistici

Autrice:

Arcthurus

Soggetto:

Arcthurus

Sceneggiatura:

Arcthurus

Genere:

Mitologico, informativo

Tecnica:

Disegno tradizionale, colorazione digitale

Matite:

Arcthurus

China:

Arcthurus

Colore:

Digitale

Tecnica di  inchiostrazione:

Rapidi

Software per la  colorazione:

Clip Studio Paint

mitologia

La Storia di La Dea Cilens

La Dea Cilens è una storia monopagina che racconta in breve le caratteristiche della dea Cilens, divinità etrusca del passaggio tra luce e ombra.

I disegni

Arcthurus ha disegnato a mano, in formato A3, la tavola di questa storia monopagina a fumetti; l’ha poi inchiostrata con rapidi e quindi scansionato il tutto per colorarlo in digitale con il software Clip Studio Paint.

La Dea Cilens: Mitologia

Cilens era la divinità etrusca che presiedeva al passaggio tra il giorno e la notte, tra luce e ombra. Era una delle divinità principali del pantheon etrusco, nel quale veniva paragonata, per importanza, a Tinia (Zeus) e Menrva (Atena).

Il Fegato di Piacenza ed il Nome di Cilens

Il nome della dea Cilens fu trovato per la prima volta nel 1877, quando venne rinvenuto un modello realizzato in bronzo di un fegato ovino, datato tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., nella località di Ciavernastico di Settima, frazione di Gossolengo in provincia di Piacenza, oggi conosciuto come Fegato di Piacenza. Nella fascia esterna di questo manufatto sono presenti sedici caselle, dentro le quali sono incisi i nomi delle divinità che presiedono le sedici sedi -o case- celesti in cui gli etruschi pensavano fosse suddiviso il cielo. Nella prima di queste caselle troviamo il nome del dio Tinia, l’equivalente di Zeus per i greci e Giove per i romani, accompagnato da un secondo nome: proprio quello della dea Cilens.

Per questo l’archeologo Fabio Astone suppone che la divinità Cilens dovesse ricoprire un ruolo di primaria importanza, ipotesi supportata anche dal fatto che nel retro del bronzeo artefatto vi fosse un’incisione che associava al nume sia Usil, il sole, che Tivr, la luna. Ciò spiega perché la dea Cilens era una delle dee più amate del pantheon etrusco: secondo le ricostruzioni, infatti, costei presiedeva il passaggio tra luce e tenebre, tra giorno e notte, facendo sorgere sia il sole che la luna e facendoli tramontare.

Il Ritrovamento sul Lago di Bolsena

Il secondo ritrovamento storico che porta il nome della dea Cilens è un rilievo in argilla del III secolo a.C. rinvenuto in un edificio a Bolsena, che rappresenta in modo inconfondibile, grazie alle scritte riportate sul piedistallo, le divinità Menrva (Minerva-Atena) e Cilens, la quale però ci è giunta acefala (senza la testa) e con la mano sinistra, che probabilmente stringeva l’attributo divino, mancante.

Secondo lo studioso Fernando La Greca, le due figure sono accostate in quanto, nei tempi antichi, all’imboccatura dell’odierno golfo di Salerno si trovavano i templi delle due divinità protettrici del luogo. I greci che popolavano la Magna Grecia (che comprendeva le coste delle odierne Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia) ci parlano di Atena, dea della saggezza, sapienza e strategia militare, e Leucosìa, una sirena che, assieme alle sue sorelle Partenope e Ligea, era ancella di Persefone. La prima viene fatta corrispondere, senza alcun dubbio, a Menrva, divinità etrusca con gli stessi attributi della greca, mentre la seconda, anche grazie all’aiuto del rilievo ritrovato sul lago di Bolsena, potrebbe corrispondere alla dea Cilens.

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